Piranesi: visioni contemporanee e spunti di lettura

Antonella Renzitti
Antonella Renzitti
Storica dell'arte
Istituto centrale per la grafica

«Sono ossessionato dalla sorte di quel piccolo uomo di Piranesi.
Mi serve una lingua per poter ingrandire questa piccola figura sotto le rovine.
(...) Sono un condottiero medievale in viaggio verso la Terra Santa
dove senza dubbio troverò una lingua che mi permetterà
di ingrandire il piccolo uomo delle rovine di Piranesi.»
Jannis Kounellis, 1982.

Senza andare troppo indietro nel tempo per affrontare il rapporto dell'arte contemporanea con l'antico, mi limito a citare solo due episodi espositivi che hanno visto due dei maggiori musei di arte contemporanea italiani come luoghi privilegiati per presentare in modo nuovo il rapporto tra l'arte classica e l'arte contemporanea. Rapporto che nel corso del Novecento e nel primo ventennio del Duemila non sempre si è caratterizzato come dialogo.

Si tratta di Pompei@Madre. Materia Archeologica, un incontro scientifico e culturale tra il Parco Archeologico di Pompei, uno dei più importanti siti archeologici al mondo e il MADRE, il museo di arte contemporanea di Napoli che insieme hanno dato vita ad una contaminazione di grande impatto conclusasi nell'aprile del 2018. L'altro progetto espositivo è Della materia spirituale dell'arte conclusosi al MAXXI l'8 marzo 2020, nel quale sono stati esposti, a fianco di opere di arte contemporanea, reperti archeologici etruschi, romani e di produzione laziale, provenienti da quattro tra i principali musei della città: Musei Vaticani, Museo Nazionale Romano, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e Musei Capitolini.

In entrambi i casi non si è trattato di sfruttare solo il fascino dell'arte antica (o dell'arte contemporanea, a seconda del punto di vista che si vuole far emergere) in contesti non consoni, come purtroppo molto spesso abbiamo visto fare. A mio avviso sono state circostanze ricercate che con successo hanno raccontato il fenomeno del perdurare della contemporaneità dell'antico. Senza vere e proprie citazioni o contaminazioni, le proposte espositive hanno dimostrato che le tematiche, il sentimento, le aspirazioni, le angosce, accomunano l'umanità del passato con l'umanità contemporanea.

Il rapporto tra l’arte del passato e quella presente si può e si deve leggere quindi in entrambi i sensi: l’arte antica fornisce elementi di ispirazione a quella contemporanea così come la creatività attuale indirizza l'interpretazione del passato fornendo a volte quelle risposte che tanto si sono cercate.

Diversi sono stati i modi in cui l’antico è stato interpretato e riscoperto ma non si deve perdere di vista un altro fattore determinante, soprattutto in una città come Roma: non è così facile sfuggire alla presenza fascinosa, incombente e quotidiana di "magnificenze" "antichità", "avanzi", "ruderi" e "ruine" senza temere di sconfinare in un banale citazionismo.

Procediamo dal generale al particolare per giungere all'Istituto centrale per la grafica nella cui Calcoteca sono conservate tutte la matrici incise di Giovan Battista Piranesi, il più grande visionario dell'arte romana. Piranesi meglio di chiunque altro può rappresentare il senso misto di ammirazione e angoscia di un uomo contemporaneo difronte alla magnificienza e alla decadenza del passato. Proprio da Piranesi, grazie al quale la bellezza di Roma si è diffusa capillarmente in tutto il mondo, da Piranesi che ha influenzato la letteratura e l'arte del suo tempo e dei secoli successivi, partiamo quindi per capire l'attualità della sua ricerca e le ripercussioni che tale indagine sta ancora provocando. Proprio nel suo stile controverso, caratterizzato sia dalla capacità descrittiva filologica che da atmosfere fantastiche e a volte oniriche, risiede la costante attualità della sua forza.

Pima di scoprire più da vicino alcune opere, individuate nella collezione dell'Istituto centrale per la grafica, perchè influenzate in modo evidente dal grande incisore veneziano, non posso non soffermarmi su un opera emblematica realizzata a Roma nel 2016. Si tratta di Triumphs and Lamentsdi William Kentridge. Mi sembra doveroso citare quest'opera, definita il più' grande intervento europeo di arte urbana degli ultimi tempi, almeno per due motivi fondamentali. Il primo perché, nonostante la sua monumentalità, la sua effimera tecnica di esecuzione l'ha destinata, fin dall'inizio, ad essere riassorbita dallo “sporco” biologico, che si accumula quotidianamemnte sulle pareti dei muraglioni del Tevere, tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini; il secondo motivo perché, come afferma Salvatore Settis, in questo fregio lungo 550 metri si conferma il primato del segno grafico piranesiano per enfatizzare un messaggio: «Il disegno è finalmente riaffermato, nella pubblica piazza, in quanto essenza del gesto artistico, anche in forza dei suoi legami tradizionali; quello di Kentridge si sviluppa, con evidenza, dentro la linea grafica dell’illustrazione a stampa: Piranesi fu tra i primi a comprendere la necessità di “disegnare” Roma, per verificare s’essa veramente è bella, messa alla prova dei contorni puri, bianchi e neri, sottratta alla perenne menzogna sensuale della luce, (...) » .


Ninì Santoro è l'autore della serie Cieli di Piranesi, un'opera composta da sette fogli, realizzata nel 1977 nella stamperia dell'Istituto. In questo lavoro l'artista ha concentrato la sua attenzione solo sui i cieli di alcune note vedute di Roma. Isolando con delle mascherine solo queste parti. Santoro ha avuto il privilegio di ristampare a colori le matrici storiche del maestro veneziano, enfatizzando quelle forme inventate dal Piranesi per una parte dell'opera all'apparenza marginale, “impressionato dal trattamento usato dall’incisore veneto (…) al punto da ritenerli le sole parti sicuramente autografe dell’artista" . I segni incisi delle nuvole hanno perso la connotazione naturalistica per divenire un distillato astratto di modulazioni di luce .

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Pasquale Ninì Santoro, Veduta del Tempio di Cibele a piazza della Bocca della Verità, in Cieli del Piranesi, 1976-78, acquaforte a colori su rame, sette stampe dalle matrici originali delle Vedute di Roma di Giovanni Battista Piranesi.
© Roma, proprietà dell’artista
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Pasquale Ninì Santoro, Veduta nella via del Corso del Palazzo dell’Accademia di Francia, in Cieli del Piranesi, 1976-78, acquaforte a colori su rame, sette stampe dalle matrici originali delle Vedute di Roma di Giovanni Battista Piranesi.
© Roma, proprietà dell’artista
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Pasquale Ninì Santoro, Veduta della facciata della Basilica di S. Croce in Gerusalemme, in Cieli del Piranesi, 1976-78, acquaforte a colori su rame, sette stampe dalle matrici originali delle Vedute di Roma di Giovanni Battista Piranesi.
© Roma, proprietà dell’artista
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Pasquale Ninì Santoro, Veduta della Gran Curia Innocenziana, in Cieli del Piranesi, 1976-78, acquaforte a colori su rame, sette stampe dalle matrici originali delle Vedute di Roma di Giovanni Battista Piranesi.
© Roma, proprietà dell’artista
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Pasquale Ninì Santoro, Veduta di piazza del Popolo, in Cieli del Piranesi, 1976-78, acquaforte a colori su rame, sette stampe dalle matrici originali delle Vedute di Roma di Giovanni Battista Piranesi.
© Roma, proprietà dell’artista
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Pasquale Ninì Santoro, Veduta del Ponte Salario, in Cieli del Piranesi, 1976-78, acquaforte a colori su rame, sette stampe dalle matrici originali delle Vedute di Roma di Giovanni Battista Piranesi.
© Roma, proprietà dell’artista
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Pasquale Ninì Santoro, Obelisco egizio nella piazza di S. Giovanni in Laterano, in Cieli del Piranesi, 1976-78, acquaforte a colori su rame, sette stampe dalle matrici originali delle Vedute di Roma di Giovanni Battista Piranesi.
© Roma, proprietà dell’artista

Anche Giulia Napoleone è stata colpita da una nuvola. Una nuvola di fumo nella VI tavola delle Carceri d'invenzione o Capriccio di scale e arcate con fumo bianco che l'artista ridisegna a china in Da Piranesi, uno dei suoi 36 libri manoscritti entrati nella collezione dell'Istituto nel 2014. Napoleone, nel suo libro del 1976, propone, con alcune varianti, lo stesso elemento iconografico sulla copertina e su i due fogli interni, più volte ripiegati.

Giulia NAPOLEONE, Da Piranesi,1976 libro manoscritto
Giulia Napoleone, Da Piranesi, 1976, libro manoscritto con 3 disegni a china.
© Roma, Istituto centrale per la grafica - Foto di Antonio Iorio.
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Michelangelo Pistoletto, Il Tempio della tosse, dalla cartella Paolini Patella Pistoletto. Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, 1980, con un’acquaforte di Giovanni Battista Piranesi (stampata nel 1978) e 4 serigrafie di Michelangelo Pistoletto
© Roma, Istituto centrale per la grafica - Foto di Antonio Iorio.
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Michelangelo Pistoletto, Il Tempio della tosse, dalla cartella Paolini Patella Pistoletto. Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, 1980, con un’acquaforte di Giovanni Battista Piranesi (stampata nel 1978) e 4 serigrafie di Michelangelo Pistoletto
© Roma, Istituto centrale per la grafica - Foto di Antonio Iorio.
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Michelangelo Pistoletto, Il Tempio della tosse, dalla cartella Paolini Patella Pistoletto. Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, 1980, con un’acquaforte di Giovanni Battista Piranesi (stampata nel 1978) e 4 serigrafie di Michelangelo Pistoletto
© Roma, Istituto centrale per la grafica - Foto di Antonio Iorio.
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Michelangelo Pistoletto, Il Tempio della tosse, dalla cartella Paolini Patella Pistoletto. Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, 1980, con un’acquaforte di Giovanni Battista Piranesi (stampata nel 1978) e 4 serigrafie di Michelangelo Pistoletto
© Roma, Istituto centrale per la grafica - Foto di Antonio Iorio.
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Michelangelo Pistoletto, Il Tempio della tosse, dalla cartella Paolini Patella Pistoletto. Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, 1980, con un’acquaforte di Giovanni Battista Piranesi (stampata nel 1978) e 4 serigrafie di Michelangelo Pistoletto
© Roma, Istituto centrale per la grafica - Foto di Antonio Iorio.

Altro artista felicemente suggestionato, negli stessi anni in Calcografia, da Piranesi è Michelangelo Pistoletto con l'opera Il Tempio della tosse di Tivoli. La sequenza di cinque fogli inseriti nella cartella cosiddetta "delle 3 P", con opere di Giulio Paolini, Luca Maria Patella e Michelangelo Pistoletto, parte dall'acquaforte di Piranesi e propone, attraverso quattro serigrafie, una progressiva sottrazione di segni ed elementi grafici fino a giungere alla sagoma di una macchina fotografica con cavalletto. Pistoletto mette così in relazione concettuale la prospettiva piranesiana con quella contemporanea "analizzando i meccanismi della visione della realtà e la loro interpretazione"

Il filmaker Daniele Pignatelli nell'opera Hope 2, del 2011, sceglie di girare un corto nello studio del fratello Luca autore, nel 2011, di citazioni colte delle vedute di Roma di Giovan Battista Piranesi esposte nella mostra organizzata a Palazzo Poli nello stesso anno. Regina della scena è una bellissima cavalla nera che con eleganza si sofferma compiaciuta sulle opere. Le presenze animali, tra la favola e il sogno, che compaiono, quasi all’improvviso, all'interno delle opere filmiche di Daniele, così come nelle opere di Luca hanno l’intento di favorire uno straniamento metafisico e sono una particolarità riproposta felicemente anche in altri lavori.

Se queste tre opere sono più esplicitamente legate all'iconografia di Piranesi propongo da qui in avanti opere che possono essere associate alla modalità di visione o di analisi del genio piranesiano.

Mi riferisco all'opera video Segni nei Segni dei Segni, del 2011, di Mario Cresci nella quale l'artista ligure, attraverso l'aggiunta progressiva di fasci di luce rivela segni, rigorosamente in bianco e nero, intrecciati sovrapposti e ravvicinati ripresi da incisioni di Piranesi, del quale rievoca la capacità modulatoria del segno .


La cartella Visita Guidata, del 2001, propone invece elaborazioni al computer di Carla Accardi, Ferruccio De Filippi, Alessandro Ferraro, Andrea Fogli, Pietro Fortuna, Felice Levini, H.H. Lim, Fabio Mauri, Laura Palmieri, Giuseppe Salvatori, Cesare Tacchi. Si tratta di 11 stampe al plotter, associate al testo Roma ancora di Valerio Magrelli e sovrapposte a immagini fotografiche di Roma attraverso le quali ciascun artista privilegia un angolo di Roma suggerendo, con il proprio stile, associazioni non solo temporali .

Accardi Senza Titolo
Carla Accardi, Senza Titolo, Roma, Foro Italico.
© Roma, Istituto centrale per la grafica - Foto di Antonio Iorio.
De Filippi Opera anticlassica
Ferruccio De Filippi, Piccola opera anticlassica, Roma, Palazzo Spada, Prospettiva borrominiana.
© Roma, Istituto centrale per la grafica - Foto di Antonio Iorio.
Ferraro, Un sogno ancora
Alessandro Ferraro, Un sogno ancora, Roma, Mercati generali.
© Roma, Istituto centrale per la grafica - Foto di Antonio Iorio.
Fogli, In un giorno di Pasqua
Andrea Fogli, In un giorno di Pasqua tra il 1996 e il 2000, Roma, Cimitero Monumentale del Verano.
© Roma, Istituto centrale per la grafica - Foto di Antonio Iorio.
Fortuna, Ateneo
Pietro Fortuna, Ateneo, Roma, Università “La Sapienza”, Fontana.
© Roma, Istituto centrale per la grafica - Foto di Antonio Iorio.
Levini, Roma o Marte
Felice Levini, Roma o Marte, pianta della zona.
© Roma, Istituto centrale per la grafica - Foto di Antonio Iorio.
H.H. Lim, La via
H.H. Lim, La via, Roma, piazza Vittorio Emanuele II.
© Roma, Istituto centrale per la grafica - Foto di Antonio Iorio.
Mauri, Insonnia
Fabio Mauri, Insonnia per due forme contrarie di universo, Roma, Porta Portese.
© Roma, Istituto centrale per la grafica - Foto di Antonio Iorio.
Palmieri, Estetica dello Sport
Laura Palmieri, Estetica dello Sport. Svuotamenti, Roma, via Giolitti.
© Roma, Istituto centrale per la grafica - Foto di Antonio Iorio.
Salvatori, Bene
Giuseppe Salvatori, Bene, Roma, Colosseo.
© Roma, Istituto centrale per la grafica - Foto di Antonio Iorio.
Tacchi, Spirito dell’arte
Cesare Tacchi, Lo spirito dell’arte, Roma, Eur.
© Roma, Istituto centrale per la grafica - Foto di Antonio Iorio.

Un'altra opera video dal titolo Transit City2 / Roma astratta, del 2009, di Basmati vuole essere una suggestiva sequenza di vedute di Roma contaminata da forme, suoni, colori e grafemi realizzati con la tecnica delle fotografie digitali animate (posa B). Di Piranesi riprende il desiderio di fermare, in una successione di fotogrammi, i luoghi più suggestivi della Roma contemporanea, ma nella dimensione notturna .


Un tributo a Piranesi può essere considerato anche Burning Colosseum di Paolo Canevari, un'acquaforte dalla serie "Decalogo" del 2008, realizzata nella stamperia dell'Istituto seguendo procedure tecniche assolutamente tradizionali su grandi lastre di rame, ma ribaltando completamete il senso della visione e la destinazione dell'opera. L'obiettivo di Canevari è stato infatti quello di ottenere delle matrici, dalle quali sono state tirate pochissime stampe, per trasformarle poi in oggetti tridimenzionali, altamente specchianti, dopo il bagno galvanico con il nichel, per accogliere nella composizione anche l'immagine riflessa dello spettatore .

Burning Colosseum acquaforte e puntasecca
Paolo Canevari, Burning Colosseum, 2008, dalla serie "Decalogo", rame inciso all'acquaforte e puntasecca, nichelato.
© Proprietà dell'artista
Burning Colosseum rame inciso
Paolo Canevari, Burning Colosseum, 2008, dalla serie "Decalogo", acquaforte e puntasecca.
© Roma, Istituto centrale per la grafica - Foto di Antonio Idini.

Concludo questa rassegna con un'altra opera che, come quella di Kentridge e Santoro, non è in collezione all'Istituto ma che in Istituto ha trovato la sua genesi nel 1978. Si tratta di Le motivazioni profonde della Caduta di Fetonte del Piranesi di Luca Maria Patella. Nella grande tela fotografica esposta a Berna nel 1979 il poliedrico artista concettuale italiano, uno dei rappresentanti più importanti delle arti visive italiane degli ultimi trent'anni, propone delle vere e proprie elaborazioni grafico-teoriche attraverso le quali fornisce una analisi tecnica e psicanalitica di una inedita e complessa elaborazione giovanile del Piranesi mai data alle stampe, «una caduta del Piranesi ancora troppo giovane!» . Questa fu scoperta da Maurizio Calvesi e Augusta Monferini sul rovescio di due matrici delle Vedute di Roma conservate in Istituto. La preparazione multidisciplinare di Luca Maria Patella, invitato da Calvesi a frequentare la Sala Studio della Calcografia fin dal nel 1965 , gli consentì di proporre un confronto tra arte e scienza indagando la composizione e analizzando i segni, le iscrizioni, le iconografie presenti e le loro simbologie.

L'eco di quella esperienza su Piranesi in Calcografia, si ritrova in molti lavori successivi, fermata in pubblicazioni specifiche (periodici come la "Gazzetta di Luca Maria Patella" o monografie) che accompagnano l'intera produzione artistica di Patella. Tra questi fondamentale è DAN DEN PIR DUCH del 1980 con una «interpretazione psicoanalitica di PIR = Piranesi, convalidata da personalità, quali: G. C. Argan, J. Risset, M. Calvesi, B. Blistène, M. Baudson....» .

Ora Patella autorizza l'Istituto centrale per la grafica a pubblicare nuovamente i suoi studi sulla Caduta di Fetonte confermando, con alcune note manoscritte, quanto sia stato determinante per la sua ricerca artistica quello studio. Abbiamo scelto di pubblicarle perché la loro semplice trascrizione avrebbe fatto perdere quel particolare modo di relazionarsi con il pubblico, la critica e le Istituzioni che ha contraddistinto da sempre l'artista.

Di seguito alcuni brani estrapolati dalle note manoscritte:

« ...Ci tengo... particolarmente, al caro "PIR anesi" » ;

«[Pubblicare] «per intero, incluse le mie foto e i grafici, che lo accompagnavano. Confermo quanto analizzo e illustro - sul Piranesi - nel mio saggio, pubblicato nel 1979. Aggiungo che, ad oggi (2020): le esposizioni sono assai aumentate. Senza dilungarmi citerò: la mia Antologica, al MUHKA di Antwerpen, del 1990;* Bruxelles; London; Berna; Roma; Napoli; Paris (2020)...Aggiungo (per relazionare il tutto) un recente libro di Elio Grazioli: Luca M. Patella disvelato, Quodlibet ed., 2020....»;

«...(1° e 2° capitolo) Vi si tratta ampiamente (...mai abbastanza!) del mio rapporto con la "Calco". Già frequentavo la Calcografia, all'epoca di Petrucci...poi Argan - Calvesi, Bertelli, (che mi permise di operare su grandi rami storici...anche del Piranesi! (Le "Cascate di Tivoli" i "Camini")...Ovviamente...agendo solo con il "Colore" in inchiostrazione!). Ecc... Tenni anche alcune lezioni sulla "Caduta di Fetonte" & altro, e Maurizio Calvesi volle che le replicassi alla "Sapienza"» ;

«...- Vi preciserò, poi, che alcuni dei miei numerosi interventi nel Piranesi " a colori" (stampati alla "Calco", anni '70: spero che ne abbiate ricevuti!): per essere più precisi, li ho anche effettuati, con una...."inchiostrazione" fatta...con il Phòsforo (una mia invenzione: in modo che - al buio - certi...oggetti della incisione-stampata, brillano intensamente!).....».

Caduta di Fetonte-Piraneis
Luca Maria Patella, La Caduta di Fetonte (del Piranesi), 1978 (intervento e interpretazione delle motivazioni profonde), tela fotografica cm 240x300.
© Archivio Patella.
Caduta di Fetonte ricostruzione fotografica
Luca Maria Patella, Ricostruzione della precedente in trattamento fotografico, 1978.
© Archivio Patella.
Caduta di Fetonte installazione
Luca Maria Patella, Installazione, 1979.
© Archivio Patella.
Caduta di Fetonte grafico lacaniano
Luca Maria Patella, Grafico lacaniano che interpreta la “Caduta”, 1978.
© Archivio Patella.
Cascate in Tivoli
Luca Maria Patella, Cascate in Tivoli, 1978, intervento di colore (in stampa) sul rame originale di Piranesi conservato nella Calcoteca della Calcografia Nazionale.
© Archivio Patella.
Perigliosamente
Luca Maria Patella, Perigliosamente, 1977, fotoincisione con intervento di colore sui Camini di Piranesi ("acquaforte fotografica" detta dall'autore).
© Archivio Patella.

Galleria delle immagini in sezione

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Riferimenti bibliografici
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